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Tumori: in Italia sopravvivenza più alta ma meno risorse

Oncologia Redazione DottNet | 29/05/2020 12:26

Terzi in Ue per la spesa farmaci, al via la campagna Aiom per gli screening

In Italia la sopravvivenza per patologie tumorali è la più alta d'Europa anche se si investono meno risorse in questo ambito rispetto a Germania e Francia. E' questa la fotografia che arriva dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) in occasione del Congresso dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO), che riunisce i più importanti esperti mondiali per fare il punto sullo stato dell'arte delle cure in oncologia e che quest'anno si svolgerà dal 29 al 31 maggio in forma virtuale a causa della pandemia da coronavirus. La preoccupazione per il probabile incremento dei casi di cancro in stadio avanzato interessa tutto il mondo ed è uno dei temi del Congresso ASCO. In dieci anni, in tutto il pianeta, i nuovi casi di cancro sono aumentati del 42%.

Erano 12,7 mln nel 2008, sono saliti fino a 18,1 mln nel 2018. In crescita anche i decessi, da 7,6 mln a 9,6 mln. L'Europa spicca, perché al Vecchio Continente sono riconducibili il 23,4% dei casi di tumore globali e il 20,3% dei decessi oncologici, sebbene abbia solo il 9% della popolazione mondiale. E questa patologia è in costante crescita per la diffusione di stili di vita scorretti, a cui si aggiungono anche fattori ambientali. Alla cura di tumori in stadio più avanzato "corrispondono uscite sempre maggiori per i farmaci oncologici, che in Europa sono passate da 12,9 mld di euro nel 2008 a 32 mld nel 2018 - spiega il presidente Aiom Giordano Beretta - l'Italia è al terzo posto, in Europa, per la spesa per terapie anticancro, dopo Germania e Francia. Le uscite per i farmaci antineoplastici, nel 2018, hanno raggiunto i 5 mld e 659 mln. Ma anche se spendiamo meno rispetto ad altri Paesi, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi presenta tassi più alti rispetto alla media europea nei tumori più frequenti, a testimoniare la qualità del nostro sistema di cura: 86% nella mammella (83% UE), 64% nel colon (60% UE), 16% polmone (15% UE) e 90% prostata (87% UE)". Dunque, "otteniamo risultati migliori spendendo meno. Proprio la prevenzione secondaria - sottolinea - è in tal senso decisiva, tuttavia l'adesione è sotto la media".

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Infatti, l'Italia non raggiunge livelli adeguati nell'adesione agli screening: rispetto a una media Ue del 60%, nel nostro Paese solo il 55% delle donne esegue la mammografia per individuare in fase iniziale il cancro al seno, la neoplasia più frequente (53.500 nuovi casi stimati in Italia nel 2019). E soltanto il 45,7% dei cittadini (49,5% Europa) effettua il test per la ricerca del sangue occulto fecale per la diagnosi precoce del cancro del colon-retto (49.000 casi nel 2019). Solo il 41% delle donne si sottopone al Pap-test per il cancro alla cervice uterina. Proprio per favorire una maggiore adesione agli screening, parte la più grande campagna dell'Aiom mai realizzata e rivolta a tutti i cittadini. Per tre mesi la pandemia causata dal Covid ha determinato il blocco dei programmi di prevenzione secondaria e, se la situazione si prolungasse, affermano gli oncologi, "si avrebbe il rischio concreto di un maggior numero di diagnosi in fase avanzata, con un peggioramento della prognosi ed un aumento delle spese per le cure". Con questa campagna "vogliamo sensibilizzare tutti i cittadini, dagli anziani ai giovani. L'iniziativa infatti avrà una forte ricaduta sui social", afferma Saverio Cinieri, presidente eletto Aiom. Dopo il blocco degli esami per l'emergenza Covid, è quindi necessario "riprendere quanto prima la prevenzione secondaria per la diagnosi iniziale. Sappiamo infatti che le possibilità di guarigione sono molto alte quando le neoplasie sono scoperte in fase precoce, ad esempio - conclude Beretta - sono superiori al 90% nel carcinoma mammario. Inoltre, gli screening impattano molto sulla sostenibilità del sistema, perché consentono di risparmiare risorse che altrimenti sarebbero destinate alla cura di neoplasie in fase avanzata".

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